Il collare

Foto di Ivan Mazzon
IL COLLARE

Una delle tecniche più avanzate per studiare la fauna selvatica è senza dubbio la telemetria satellitare, che sfrutta i collari GPS per seguire e tracciare gli animali. Un collare GPS è composto da due componenti principali (box), collegate da conduttori elettrici che passano all’interno di un cinturino in guaina sintetica. Complessivamente, un collare usato per lo studio sull’ ecologia dei lupi pesa circa 827 grammi. Il peso ridotto e la forma particolare delle varie componenti permettono all’animale di svolgere le sue abituali attività senza particolari impedimenti di movimento.

La box composta dal modulo batteria (a destra sulla foto) viene posizionata verso il basso e contiene tre diverse batterie: una principale, una batteria per alimentare il sistema di sganciamento del collare a distanza (drop-off) e una batteria di scorta utile a ritrovare il collare una volta staccato.

La box orientata verso l’alto contiene invece il modulo GPS, il modulo radio e i sensori di attività. Il modulo GPS permette di geo-localizzare la posizione dell’animale con una frequenza impostabile a distanza, ma anche di comunicare dati ad un server. Diversamente il modulo radio emette costantemente una frequenza radio VHS che permette di rilevare dentro un certo raggio la posizione approssimata dell’animale da una ricevente radio dotata di una antenna direzionale e di intuire l’attività dell’animale (a riposo o in attività) in base all’intensità del segnale emesso dal collare. Accanto a questo modulo c’è anche un sensore di prossimità. Questo strumento permette al collare di essere rilevato a distanza, attraverso le onde radio UHF, da un secondo collare o allertare un ricevitore remoto segnalando così la presenza di un animale. Il terzo modulo, costituito da sensori di attività, è composto da accelerometri che misurano l’accelerazione dell’animale nei tre assi dello spazio permettendo lo studio dei suoi ritmi di attività.

La frequenza di registrazione dei dati di posizione viene programmata in base alle specifiche esigenze dello studio in atto. Nel caso di uno studio sull’ ecologia del lupo, ad esempio, la registrazione di un dato ogni 30 min. potrebbe essere un buon compromesso per avere un ottimo sforzo di campionamento e preservare nel contempo la batteria per un monitoraggio a lungo termine. La durata della batteria di un collare dipende infatti dallo sforzo che si richiede al collare. Più geo-localizzazioni e invii dei dati si programmano e meno durerà la batteria. Mediamente i collari durano oltre l’anno, arrivando a volte a durare anche 2 anni. Infine, quando la batteria principale è scarica si effettua il drop-off: il collare si stacca a seguito dell’invio a distanza di un comando da parte dell’operatore. Una volta inviato il comando, si ricerca il collare usando radio e antenna direzionale e rilevando i segnali VHF emessi dal collare. Il ritrovamento del collare è importante sia per recuperare una serie di dati non inviati dal sistema satellitare, sia per ricondizionare le batterie e riutilizzare il collare su altri animali catturati successivamente.

Testo di Michele Zanni – Università degli Studi di Sassari, Dipartimento di Medicina Veterinaria