Lungo il sentiero #61

Foto di Roberto Sacchet
Lungo il sentiero #61

Procedendo “Lungo il sentiero” ci imbattiamo questa volta in una storia particolare, tra scienza, storia, leggenda e un pizzico di poesia. Si parte dalla notte dei tempi quando Ercole, nella sua dodicesima fatica, uccise Cerbero, il feroce cane a tre teste custode dell’ingresso dell’Ade, il regno dei morti. Dalla bava di questo mostro morente germogliò una pianta che “divenne capace di avvelenare” (Ovidio, Metamorfosi VII): l’ACONITO.

Nelle zone frequentate dai lupi, quest’estate, si è potuto ammirare una meravigliosa fioritura di Aconito giallo (Aconiutum lycoctonum). Nelle giornate di sole gli insetti impollinatori erano indaffarati a bottinare questa moltitudine di fiori, attraenti per le loro fattezze che hanno ispirato vari appellativi; fra questi “carrozza di Venere” per il suo apparato riproduttivo che assomiglia a quello femminile, ed “elmo di Giove” (o di Odino, a seconda di dove ci si trova) per la forma del suo fiore.

I nostri lupi percorrono questo itinerario molto spesso, ignari, forse, che questo bel fiore viene anche denominato LUPARIA o STROZZALUPI. Il termine che designa questa specie “lycoctonum”, infatti, deriva dal greco λύκος (lycos) = lupo e κτείνω (cteino) = uccidere poiché, come narra Dioscoride, un boccone di questa pianta è in grado di uccidere tutte le fiere. Si narra che, un tempo, i contadini usassero disporre attorno agli ovili brandelli di carne spalmati di radice d’aconito impastata, per uccidere i lupi che si avvicinavano alle loro greggi.

Ma attenzione! L’Aconito non è letale solo per i lupi! I suoi tuberi contengono una percentuale che va dallo 0,2 allo 0,8 (a seconda della specie) di aconitina, un alcaloide steroidico considerato uno dei veleni più potenti, la cui dose mortale si aggira attorno a 1-4 mg. Nella fase di germoglio l’aconito può essere confuso con la Cicerbita alpina, conosciuta anche come “radicchio di montagna”, ricercata per uso culinario. Fu così che nel giugno del 2001 due uomini in gita proprio in queste zone, assaggiando quelli che pensavano essere germogli di “radicio da levina” (nome dialettale della Cicerbita alpina), si trovarono in pochi secondi accasciati al suolo: vomito, tachicardia, paralisi, convulsioni…fino all’arresto cardio circolatorio e vennero fortunatamente salvati dal tempestivo intervento del Suem.

Aconito pianta potente, un vero e proprio farmaco, termine che in greco, Pharmakon, designa sia medicina che veleno. Veleno, se già non lo sapevamo, lo abbiamo appreso. E medicina? Beh in fitoterapia e omeopatia è utilizzato per le sue proprietà analgesiche, sedative, decongestionanti, per curare nevralgie del trigemino, sciatica, gotta, tosse spasmodica, asma e molto altro ancora.

In questa fase storica e culturale che vive su contrapposizioni nette, in cui si è avvezzi a separare in modo perentorio ogni fenomeno (bene/male, giusto/sbagliato, buono/cattivo, lupo sì/lupo no), l’aconito sembra dunque riportarci alla saggezza della Natura e ricordarci che non vi è sempre una separazione così netta: il veleno letale può essere medicina e medicina può essere veleno dipende tutto dalle dosi e dagli equilibri, così come la presenza del lupo non crea solo problemi ma anche tutta una serie di vantaggi ecologici innegabili.

Testo di Ester Andrich – Guida Ambientale Escursionistica

BIBLIOGRAFIA:

“Non far di ogni erba un fascio” Ernesto Riva – 1990 Ghedina e Tassotti editori

“Fitoterapia – guarire con le piante” Jean Valnet – 2005 Giunti editore

“Florario – miti, leggende e simboli di fiori e piante” Alfredo Cattabiani – 2020 Mondadori

SITI WEB CONSULTATI:

https://dryades.units.it/floritaly

https://www.actaplantarum.org