Lungo il sentiero #79

Foto di Ivan Mazzon
Lungo il sentiero #79

Tra gli ungulati presenti nel vasto territorio di questo branco di lupi, il capriolo (Capreolus capreolus) è sicuramente il più piccolo per dimensioni e peso. All’interno dell’area protetta del Parco Nazionale si è adattato a occupare svariati ambienti, dalle zone di fondovalle fino ai pascoli di alta quota, dove comunque non raggiunge mai densità paragonabili a quelle di altri ambienti. Predilige aree con copertura forestale, ricche di sottobosco, intervallate da radure e zone cespugliose, dove trova e seleziona le parti migliori della vegetazione: il capriolo è infatti un “brucatore selettivo” e cerca le parti più nutrienti e digeribili delle piante.

Questa specie è favorita dall’elevata presenza di zone ecotonali di contatto tra bosco e aree aperte. Il capriolo è un animale molto agile, grazie alle sue caratteristiche lunghe zampe posteriori, adatte a balzi e fughe improvvise in caso di pericolo. Essendo anche molto meno numeroso del cervo (di cui soffre la competizione) o di altri ungulati presenti nel Parco, i ritrovamenti di carcasse dovute a predazione da lupo sono state molte rare. Infatti è noto che il lupo caccia la preda più abbondante o più facilmente accessibile presente all’interno del suo territorio.A differenza del cervo che vive in gruppetti per tutto l’arco dell’anno, il capriolo preferisce una vita solitaria, ad eccezione del periodo degli amori, dove i maschi spaziano nel territorio in cerca delle femmine.

Il periodo degli amori per questo ungulato avviene in piena estate, tra luglio e agosto a seconda della quota. Tale periodo coincide con la “collocazione” dei cuccioli di lupo nel territorio sicuro e protetto scelto dalla coppia riproduttiva, chiamato rendez-vous. Dalle osservazioni svolte, nonostante la presenza molto frequente del lupo, caprioli maschi e femmine hanno continuato a visitare e pascolare, apparentemente tranquilli, l’area scelta per il rendez-vous estivo da parte del branco di lupi che stiamo seguendo.

Testo di Roberto Sacchet