Lungo il sentiero #36

Foto di Ivan Mazzon
Lungo il sentiero #36

Temperature rigide e importanti accumuli di neve in inverno, pioggia, umidità e vento… Le foto-videotrappole lasciate in campo per riprendere i lupi rimangono per mesi in balia del tempo atmosferico. Se i dispositivi compatti di monitoraggio, che non sono altro che il nostro occhio nascosto per capire i movimenti dei lupi, non richiedono particolare manutenzione, non si può dire lo stesso per le camere reflex e mirrorless che mettiamo in campo all’occorrenza per realizzare le immagini e i video in alta definizione importanti per la realizzazione del progetto multimediale de “Il Sentiero dei lupi”.

L’ausilio di queste apparecchiature elettroniche è vantaggioso quando si ha a che fare con un animale così elusivo come il lupo, in particolar modo in un territorio alpino come quello del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi, severo e di difficile accesso (post 5). Tuttavia i corpi macchina usati non sono progettati per resistere alle intemperie e la prima cosa da fare è ideare un involucro che li protegga dagli agenti atmosferici. Stesso discorso vale per i corpi illuminanti usati per le immagini notturne.

Così facendo nell’estate del 2018 installammo la prime “camera trap” del progetto (post 7) che a distanza di pochi mesi dovettero subito misurarsi con la forza devastante di Vaia; ne uscirono miracolosamente indenni ma era solo l’inizio… Lavorare con sistemi remoti in ambienti così isolati e in alta quota implica affidarsi spesso alla buona sorte, anche perché nel caso di eventi meteorologici intensi e improvvisi non è possibile raggiungere in breve tempo le attrezzature e rimuoverle. Con l’arrivo dell’autunno la decisione di spostare gli impianti più in basso è sofferta e tribolata. La probabilità di improvvise nevicate con accumuli significativi è alta, ma spostare troppo in anticipo le apparecchiature significa rinunciare alla possibilità di ottenere dei risultati quando ancora il branco staziona in quota.

Nell’autunno del 2019 eravamo ostinati a tenere fino all’ultimo gli impianti attivi in alto, memori del fatto che nel corso dell’inverno precedente le nevicate non erano state abbondanti fino a fine gennaio, ma non ci andò bene e la foto è la testimonianza di un impianto semi distrutto rimasto da novembre a maggio sotto metri di neve. L’autunno successivo, in vista dell’inverno in corso, siamo stati più prudenti e abbiamo abbassato di quota preventivamente gli impianti, ma le eccezionali nevicate hanno portato accumuli di neve straordinari a quote medio basse e ci siamo nuovamente ritrovati a scavare metri di neve per recuperare le attrezzature, e addirittura per alcune dovremo attendere il completo scioglimento della neve.

Testo di Ivan Mazzon