Lungo il sentiero #44

Foto di Bruno Boz
Lungo il sentiero #44

Nei cartelloni informativi di accoglienza del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi è rappresentato un particolare personaggio verde a forma d’albero, affiancato ad una scritta che dice: ”L’Om Selvarech vi dà il benvenuto”.

L’Om Selvarech letteralmente “l’uomo selvaggio” è uno dei più importanti personaggi fantastici nella tradizione popolare della provincia di Belluno. Egli è il più saggio conoscitore del mondo naturale, incarnazione stessa della natura, di cui custodisce i segreti e che contribuisce a governare. Si narra nelle leggende che abbia insegnato ai pastori l’arte della caseificazione, e che da allora questi abbiano tramandato di generazione in generazione questo antico sapere. La presenza di cinque malghe all’interno del Parco onora questa trasmissione di conoscenza; la tradizione casearia è infatti patrimonio indissolubile delle genti di montagna che oltre al loro sostentamento ha contribuito a creare quel legame profondo, di rispetto e custodia per le terre alte.

Fra queste vi è Malga Erèra situata nella vasta altura dei Piani Eterni all’interno del complesso delle Vette Feltrine. La struttura è gestita dalla famiglia Giacometti e in particolare dalla malgara Novella De Boni che, ormai da 25 anni, si dedica a questa attività per lei irrinunciabile. Per questa stagione di alpeggio (2021) nei pascoli di Erèra vengono ospitate 36 vacche da latte, 15 manze e 15 cavalli. La quantità di latte prodotto è di circa 2,5 quintali al giorno col quale la stessa Novella ricava ottimo formaggio (tra cui il tradizionale schiz), ricotta e burro. Le tecniche adoperate per la trasformazione del latte sono molto semplici, attenendosi ad un metodo naturale che utilizza come unici ingredienti il caglio e il sale. Anche gli strumenti sono quelli di base e tra i più importanti vi sono la capiente “caliera” di rame riscaldata a vapore, dove viene cagliato il latte, e la zangola d’acciaio per la trasformazione della panna in burro. Il principale prodotto realizzato nel laboratorio è un formaggio semigrasso, stagionato 40 giorni. La bontà dei prodotti realizzati, ci racconta Novella, deriva direttamente dall’ottima qualità e varietà dell’erba che cresce nella piana di Erèra, caratteristica unica di questo pascolo d’alta quota di cui la gestrice ci racconta con particolare orgoglio tradendo tutto l’affetto e l’ammirazione che nutre per questo luogo così affascinante.

Nelle tante stagioni di alpeggio ai Piani Eterni, Novella è riuscita a trovare un delicato equilibrio che coniuga le sue esigenze di produzione e pascolo del bestiame con il mantenimento e la salvaguardia di questo ambiente così selvaggio e poco antropizzato. Da qualche anno questo è messo alla prova dalla presenza di una famiglia di lupi che occupa stabilmente queste zone del Parco, creando nuovi problemi e sfide da superare. Possiamo dire però di non aver visto incrinata o infiacchita la passione e l’amore di Novella verso la sua malga e il suo pascolo, affrontando queste nuove sfide con professionalità, tenacia e positiva determinazione.

Così quando ammiro la conca di Erèra, non mi è poi difficile immaginare che fra quelle distese di mughi, trovi riposo dalle sue continue peregrinazioni L’Om Selvarech. Lui, guardiano di quei luoghi selvaggi, senza farsi notare osserva certamente con interesse le attività nella malga. E sarà con un certo orgoglio e soddisfazione che, controllando Novella e i suoi collaboratori, ritrovi in loro dei validi discendenti di quel pastore, che in tempi lontani, si era saputo guadagnare la sua fiducia.

Testo di Luca Ventimiglia