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Lucia Michelini, Dottoressa di ricerca in Ecologia e attualmente impegnata nella cooperazione allo sviluppo ed educazione, ha incontrato il Team de “Il Sentiero dei lupi”

Da piccola avevo paura del lupo, non so chi me l’abbia instillata, forse una qualche storia letta la sera prima di andare a dormire o un racconto di paura ascoltato dai compagni di scuola. I miei genitori si sono sempre rifiutati di minacciarmi con la scusa del “guarda che arriva il lupo”, per un piatto non finito o un capriccio da bambina. E di questo li ringrazierò sempre. Tuttavia, in alcune notti mi capitava comunque di immaginare un lupo scendere dalle montagne bellunesi per venire a mangiarmi! 

Ma allora non lo sapevo, che anche volendo, sarebbe stato impossibile diventare lo spuntino di un lupacchiotto affamato e questo perché il lupo, negli anni Ottanta, a Belluno non c’era. Gli ultimi esemplari presenti nel territorio bellunese si sono estinti perché cacciati dall’uomo e da allora sono dovuti passare quasi due secoli prima di registrarne il ritorno.

Eppure, le paure di una bambina di molti anni fa sono le stesse di numerose persone oggi, quando il lupo, un po’ alla volta, sta ripopolando questo territorio montano seminando il terrore tra chi nel lupo ci vede, o vuole far sì che se ne veda, una minaccia.

Non occorre riprendere in mano il lungo dibattito che è scoppiato in Veneto (e non solo) attorno al recente ritorno di questo animale. C’è chi ne accetta di buon grado la presenza, vedendo nel carnivoro l’anello mancante della catena ecologica che per molti anni è mancato nel bellunese, ed altri che lo considerano un pericolo.

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